mercoledì 13 aprile 2011

TESLA: CHI SONO COSTORO?

Band straordinaria uscita allo scoperto alla fine degli anni ottanta, alla luce dei fatti unica erede del grande hard rock americano settantiano che si è espresso ai massimi livelli con i leggendari AEROSMITH. Quintetto dalla grande personalità e dalle enormi doti tecniche, proveniente da Sacramento, California, penalizzato dal fatto di non appartenere esattamente al filone street metal che all'epoca veleggiava in classifica, né musicalmente né coreograficamente. La band è ancora viva e vegeta e fa musica di qualità, ripercorriamone quindi la storia.
Fine anni ottanta, il metal è ancora un affare marginale almeno da noi, in USA invece l’hard rock e lo street hanno fatto sfaceli anche in classifica e da lì a poco entreranno a far parte definitivamente del grande business anche bands più dure come METALLICA ed altro decretando così in qualche modo la fine della musica onesta e vera al 100%. Ma qui si potrebbe aprire un più lungo ed articolato capitolo per cui torniamo a Sacramento. Arriva sul mercato uno dei più bei debut albums di tutti i tempi, nientepopòdimeno che in uscita per la Geffen ed il nome del gruppo è uno dei più singolari che si siano sentiti fino a quel momento. Nikola Tesla era uno scienzato dalle grandi idee e dalla poca fortuna (celeberrimi i suoi tentativi di dare corrente al mondo intero gratis, sfruttando l'energia dei fulmini) sempre ostacolato e boicottato dai più famosi Edison e soci che la storia vuole assoggettati al sistema ed alle regole di mercato a differenza del buon Nik. All’epoca non approfondii più di tanto ma oggi sul web si può trovare roba veramente interessante riguardo alla sua attività (a proposito, sapevate che esiste una vettura interamente elettrica con motore trifase a corrente alternata che, alla faccia dei petrolieri, raggiunge una velocità massima di oltre 240 orari ed impiega appena 4 secondi per accelerare da 0 a 100 orari?).


Nikola Tesla

Bene, io comprai quell’album eccitato dalla recensione letta su HM, l’unica rivista italiana ad occuparsi di heavy metal in quegli anni (non ricordo se METAL SHOCK, nata successivamente, esistesse già). Mentre tutti i gruppi di successo sembravano più interessati al trucco, agli abiti sfavillanti, alla droga ed alle signorine più o meno di strada, questi cinque sbarbati si presentavano alle platee col loro hard rock seventies che più seventies non si poteva (gli altri arrivarono dopo) ed un bel set di brani che certamente dovevano molto ad AEROSMITH, VAN HALEN ed in qualche frangente anche PINK FLOYD.
Il duello chitarristico della velocissima "Cumin’ atcha live" è ancora ben vivo nella mia mente anche se non ascolto il vinile da anni ormai (quasi quasi lo metto su và…). "Modern day cowboy" era certamente un grande singolo, "Before my eyes" un brano con sonorità psichedeliche, "Love me", "Gettin’ better", "Rock me to the top" semplici, dirette ed ac/dc-style, "Changes" e "Little Suzie" semplicemente splendide, "Cover Queen" selvaggia, "We’re no good together" epica.
Un disco meraviglioso insomma, prodotto dalla premiata ditta Steve Thompson-Michael Barbiero, già di eccezionale qualità anche se il suono negli anni successivi è migliorato sempre più e con esso le già notevoli doti tecniche di tutti e cinque i ragazzi. Sinceramente non so se prima di questo ci sia stato qualche EP ma non mi pare esista nulla neanche dei CITY KIDD (prima la band si chiamava così), posso quindi affermare che debutti di questa qualità se ne contano sulle dita di un paio di mani al massimo!
Il secondo lavoro ce lo fecero aspettare però, quando avemmo tra le mani il disco, fu una grande conferma: suono più levigato ed allo stesso tempo più settantiano, grandi composizioni, un po’ di influenze blues qui e là (la slide del singolo "No way out") e soprattutto tre delle loro più belle songs di sempre, "Paradise", "The way it is" e "Love song". Una miscela perfetta di suoni elettrici ed acustici, arpeggi dolcissimi e riff potenti.
Eh si, i ragazzi sapevano suonare ed avevano grandi idee e lo dimostrarono l’anno seguente quando tennero una serie di concerti completamente acustici dando il via di fatto alla moda del tour e del disco unplugged anche prima di Clapton, spesso citato come pioniere di tale moda. Il disco, un doppio vinile, era spettacolare ed oltre ai classici della band rivisitati pescava a piene mani nelle loro influenze sixties e seventies: BEATLES, ROLLING STONES, CREEDENCE, GRATEFUL DEAD e via così, suonato e sudato, vero al 100%, ancora una volta evidenzia l'enorme differenza che esisteva tra questa e le miriadi di altre bands hard rock/glam metal che all'epoca affollavano il mercato ed alle quali i TESLA erano erroneamente accostati. "Quando diciamo che veniamo dalla California" affermò Brian Wheat, il bassista, in una delle prime interviste "ci dicono - ah siete di LA - invece no, siamo di un'altra razza!"





"Love song" in versione acustica (quasi!). Diversamente da quanto indicato nel titolo, non è tratta dal programma MTV Unplugged 

Dopo un breve tour si presero, ancora una volta, il loro bel periodo di pausa per ripresentarsi nel 1991 con un altro capitolo fondamentale della loro carriera ed uno dei miei favoriti: "Psychotic supper", l'album perfetto. Immersi completamente nella moda ormai imperante del ritorno ai seventies, erano fotografati in copertina con camicie a fiori e pantaloni a zampa d'elefante ed ancora una volta centravano l'obiettivo con una serie di composizioni magistrali. L'album si apre egregiamente con "Change in the weather" che parte dura per poi svilupparsi in un bel mid-tempo, suono strepitoso! "Edison's medicine" e "Call it what you want" hanno l'ormai classico TESLA sound ed uscirono anche come singoli con, sul lato B, covers di "Cotton fields" di Leadbelly, "Children's heritage" di Nitzinger e "Rock the nation" di Ronnie Montrose. "Don't de-rock me" è violentissima e con un break di batteria selvaggio, l'emozionante "Song & emotion" è invece dedicata a Steve Clark, il chitarrista dei DEF LEPPARD scomparso l'8 Gennaio di quell'anno. La chiusura del lato A (eh si, io ascolto ancora i vinili!) è affidata a "Time" che ha una struttura varia e vagamente psichedelica.



Lato B ed ancora tanta splendida musica, altri sette brani tra cui il migliore di tutti, "What you give", vero capolavoro. La canzone parte con un arpeggio acustico indimenticabile (tanto bello che Frank Hannon lo riprese anche nell'unico album dei MOONDOG MANE" di cui poi vi dirò), poi si sviluppa col solito TESLA style, suono elettro-acustico con intensi crescendo, splendido refrain ed harmony vocals, grandi assoli. Si, parliamo un pò di assoli e di chitarra in generale: la coppia Hannon-Skeoch è veramente formidabile e capace di meraviglie tecniche notevoli, Hannon in particolare è uno dei talenti più grandi venuti fuori nell'arco degli anni ottanta-novanta. Sopratutto grande compositore, non si perde in virtuosismi fini a se stessi come la stragrande maggioranza dei più noti nomi del metal, rimane invece sempre al servizio della canzone ma, credetemi, sa tirare fuori cose stellari dalla sua Gibson.

Frank con la sua band, in un rockeggiante classico degli ALLMAN BROTHERS

Ma torniamo all'album, bisogna citare ancora i 6 mins e 40 di "Freedom slaves", un'amara constatazione su quello che è la libertà negli Sati Uniti, il breve country di "Government personnel" e la trascinante "Can't stop". Fuochi d'artificio finali con "Toke about it"  ed il suo riff ossessivo, i cambi di tempo, il blues. Un album speciale, il migliore della loro discografia secondo me.
Probabilmente il periodo migliore della band termina qui; indubbiamente era difficile continuare in eterno su questi livelli anche perchè i tempi cambiano e cambiano le mode. Il suono street è passato ed il 70's revival anche, sono arrivati il grunge, le fusioni col rap, il nu-metal, poi i problemi personali di Tommy Skeoch. Una band come i TESLA, che non ha mai seguito le mode (casomai le ha precorse), che non si è mai assoggettata al business ed alle sue ferree regole del "batti il ferro finché è caldo" lascia passare altri tre anni prima di farsi risentire con "Bust a nut". Ed arriva la prima delusione, anche se parziale. Il lavoro è indubbiamente buono, ci sono ottime canzoni ed il suono delle chitarre è fantastico ma, ad un primo ascolto sembra che la cosa migliore sia l’unica cover presente (e questo non è buon segno); i TESLA fanno propria “Games people play” la celebre hit di Joe South, veramente splendida in questa versione. C’è bisogno di almeno un paio di ascolti per apprezzare le doti di quest’album, sicuramente l’opener “The gate/Invited” con i suoi cambi di atmosfera è ottima: preparazione con chitarre hard, poi lo stacco e un diverso e più potente riff, cambio ed arrivano le acustiche col cantato, il refrain ancora più dolce e finalmente il riff definitivo ma non è finita. “Shine away” è sullo stesso livello, inizio placido e successiva esplosione nell’orecchiabile refrain fino all’entusiasmante cambio di tempo, rallentato e pomposo con le soliste in continua ascesa. L’altro grande brano arriva verso la fine ed è “Rubberband” con le solite alternanze di suoni, la grande parte vocale e gli scambi negli assolo. Da ricordare anche la seguente dolcissima "Wonderful world". Il buon Gianni Della Cioppa dalle pagine di Metal Shock parlò del lavoro migliore della band anche se si accorse della presenza di diversi brani di routine. Per me i pezzi indimenticabili sono quelli che ho descritto, il resto, inserito negli albums di qualche altra band sarebbe oro ma dai TESLA ormai pretendevo troppo, così lo riposi insieme alle altre centinaia di titoli della mia collezione e lo dimenticai. Non fui l’unico comunque ed il mondo intero parve dimenticarsi dei TESLA; vennero alla luce i problemi di droga di Tommy Skeoch che lo portarono a lasciare la band salvo poi rientrarvi e di nuovo abbandonare, stavolta definitivamente. I ragazzi dapprima fecero diverse date in quartetto, poi decisero lo scioglimento.
Passarono gli anni, la musica hard cambiò ancora ed io, ammetto, presi a navigare presso altri lidi ma, in fondo, i TESLA mi mancavano. Poi finalmente un giorno rimasi folgorato da un paio di canzoni ascoltate alla radio (Rock FM) e grande fu l’entusiasmo quando scopersi che questi fantastici MOON DOG MANE che mi venivano proposti via etere erano la nuova creatura di Frank Hannon. Peccato che il lavoro non ebbe un seguito (ma non si sa mai!) ma l’interesse per i TESLA stava riprendendo. Nel 2000 acquistai “The world is a freak” dei BAR7 di Jeff Keith e Tommy Skeoch e poi finalmente la notizia. I ragazzi tornavano insieme e stavano registrando un nuovo album. Quando “Into the now” fece l’ingresso nel mio lettore CD ebbi la gioia di constatare che poteva esserci ancora buona musica. Certo, le canzoni ci mettevano sempre un po’ ad entrarti in testa e mancava l’entusiasmo che nei primi tre lavori ti travolgeva e ti faceva volare alto. Come da titolo, la band era ben integrata nel presente, così i suoni si erano fatti ancora più duri e naturalmente moderni, come è logico che sia per una grande band, sempre attenta all’evoluzione. Il primo brano a far breccia è la numero 4 (siamo nell’era del digitale) e poi “Words can’t explain” si candida ad una delle migliori del lotto. “Caught in a dream” è più scontata ma decisamente bella e se fosse stata un singolo degli AEROSMITH sarebbe passata ogni due ore su MTV. "Mighty mouse" è un bel pezzo muscoloso, poi le emozioni vere ritornano solo con le atmosfere acustiche della conclusiva "Only you".
Con dispiacere il gruppo si distacca definitivamete da Tommy, adesso finalmente tranquillo e preso dalla sua nuova paternità, e nel 2006 entra in formazione Dave Rude col quale vengono registrati i due albums di covers per la neonata etichetta personale e la, per ora, ultima fatica "Forevermore".


Come e più del precedente, il disco è perfettamente immerso nel nuovo millennio, non parliamo quindi di tristi operazioni nostalgiche nonostante i 25 anni di carriera. Jeff Keith, classe '58, sembra ancora un ragazzino, la sezione ritmica è sempre eccellente ed il nuovo innesto viaggia benissimo in coppia con Hannon. Rude tra l'altro ha anche una sua band nella quale ricopre anche il ruolo di lead singer. Il brano di apertura, la title-track, è subito una dichiarazione di intenti e sicuramente sarà un classico delle esibizioni live, la vedrei bene come chiusura concerto. Il suono è, come al solito, il più moderno possibile, chitarre potenti e ritmica figlie dalla lezione nu-metal, refrain istantaneamente memorizzabile,  Bello. Poi arriva il singolo “I wanna live” perfetto per le radio, tempo ultraveloce come veloce è la terza song.  “So what” segue riprendendo in parte le caratteristiche dell’opener, poi  arriva una mezza ballata, bella ma priva della "differenza" che ci aspettiamo dai nostri amici. Con “Fallin’ apart” si parla di cuori spezzati e lo sviluppo musicale probabilmente lo potete immaginare. Procediamo con l’ascolto, stiamo ancora aspettando il capolavoro perché, trattandosi dei TESLA ormai siamo sicuri che prima o poi arriverà. Dal modo in cui parte “Breakin’ free”, data una rapida occhiata al minutaggio superiore ai 5 minuti, si capisce subito che forse è la volta buona. La composizione gira bene, le chitarre hanno un suono particolare e viene proposto qualcosa di un po’ diverso dal solito ed ottimo cliché TESLA. La variazione centrale mi ha ricordato qualcosa degli INCUBUS. “All of me” purtroppo parte sembrando la versione rallentata di “I wanna live”  e “The first time” sembra francamente scontata. Si arriva alla fine con un pò di noia e solo il lungo assolo di "The game" risveglia l'attenzione. L'edizione in mio possesso contiene anche due bonus tracks ed un video, niente comunque di fondamentale.
Prima di questo lavoro erano usciti i due capitoli di "Real to real" composti solamente da covers, pescate dal repertorio di DEEP PURPLE, UFO, LED ZEPPELIN, THIN LIZZY, AEROSMITH, LYNYRD SKYNYRD e via dicendo, ovvero il meglio dell'hard rock che ha influenzato la formazione artistica del gruppo.
In questi giorni invece i ragazzi sono alle prese con nuove registrazioni, pare uscirà un altro album acustico. Io aspetto impaziente........forevermore
G_BARONCELLI

DISCOGRAFIA
troy luccketta DR, jeff keith VC, frank hannon GT, tommy skeoch GT, brian wheat BS

MECHANICAL RESONANCE (LP/CD) – geffen 1986
THE GREAT RADIO CONTROVERSY (LP/CD) - geffen 1989
FIVE MAN ACOUSTICAL JAM (2LP/CD) – geffen 1990
PSYCHOTIC SUPPER (LP/CD) - geffen 1991
BUST A NUT (CD) – geffen 1994
REPLUGGED LIVE (2CD) – sanctuary 2001
stampato anche in versione singola col titolo STANDING ROOM ONLY nel 2002
INTO THE NOW (CD) – sanctuary 2004
REAL TO REEL VOL 1 (CD) – tesla electric recording company 2007
REAL TO REEL VOL 2 (CD) - tesla electric recording company 2007
A PEACE OF TIME (CD) - tesla electric recording company 2007
EP speciale uscito solo per iTunes, 7 pezzi tra covers e nuovi arrangiamenti
FOREVERMORE (CD/2LP) - tesla electric recording company 2008
ALIVE IN EUROPE (CD) - frontier records 2010

L'inedito "Steppin' over" è presente solo nella raccolta TIMES MAKIN' CHANGES del 1995. Esistono altri inediti, un brano ad esempio è contenuto nella colonna sonora di LAST ACTION HERO. Alcune covers sono invece presenti come B-sides dei vari singoli.



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