domenica 4 novembre 2012

TOMMY CASTRO, NUMERO UNO!


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Stavolta mentre leggete queste righe dedicate ad un altro grande musicista, Tommy Castro from San Josè. California, classe 1955, potete sollazzare i vostri timpani con un pò di musica; ecco a voi la mia prima recensione multimediale :)
"Questa blue-collar rock'n'soul band non fa prigionieri" è scritto sul retro copertina di LIVE AT THE FILLMORE, e non esiste niente di più vero. La Tommy Castro Band sicuramente non propone nulla di nuovo ma è veramente quanto di più "hot" possa esserci in circolazione. Il disco dal vivo propone una selezione di pezzi tratti da RIGHT AS RAIN, qualcuno dai dischi precedenti come il focoso funky di Nasty Habits e la possente Can't Keep A Good Man Down e si conclude nientepopòdimenoche con una spettacolare versione del classico di James Brown che state ascoltando se avete premuto PLAY, un'intoccabile che Castro ha il coraggio di affrontare con nonchalance e risultati eccellenti. 
L'album è uscito nel 2000 ma io ho conosciuto Tommy un paio d'anni prima, con l'acquisto di RIGHT AS RAIN. Fino ad allora era per me un emerito sconosciuto e non devo essere stato l'unico. Il californiano ha fatto una lunga gavetta ed è arrivato ad incidere il primi disco solista solo negli anni novanta: grande voce, ottimo manico, un musicista da conoscere e seguire. L'attenzione del negoziante che me lo propose fu attratta dalle note di copertina che lo descriveva come chitarrista influenzato da Steve Ray Vaughan, Duane Allman e Bill Gibbons, un rapido ascolto e subito me lo portai a casa anche se con Stevie ha in comune solo la Stratocaster o poco più e con i due Gibsoniani neanche quella!!! Ha invece una bella e caldissima voce, siamo dalle parti di un ruggente Otis Redding, Castro però è anche un eccellente chitarrista e ci da dentro che è un piacere lungo tutta la durata del disco.
Bisognerebbe ora aprire una parentesi affrontando un tema a me caro, ovvero: il blues è tutto uguale, i giri sono sempre gli stessi, di musicisti più che bravissimi ce ne sono in quantità MA? Si, c'è un ma, esiste un qualcosa in più, c'è un alchimia che alcune volte viene miracolosamente raggiunta e rende il disco un pò più attraente rispetto alla massa di opere simili, in alcuni casi decisamente più attraente, in rari casi ti fa cappottare dalla gioia ed è allora che il dardo di Cupido ti trafigge senza pietà e ti spinge a posizionare il disco sulla bacheca dei preferiti, per sempre. Sicuramente passato il primo entusiasmante periodo in cui lo suonerai quattro volte al giorno calerai poi la dose, ma prima o poi quel disco finirà per essere riascoltato e ti darà sempre lo stesso piacere.
RIGHT AS RAIN appartiene a questa categoria, un blues soul venato di rock'n'roll frizzante, caldo, eccitante che coinvolge dalla primo all'ultimo dei suoi 50 minuti di durata. Questo piccolo combo, Tommy chitarra e voce, Randy McDonald al basso, Billy Lee Lewis alla batteria ed il grande Keith Crossan al sax, fa miracoli già con l'irresistibile Lucky In Love travolgendo immediatamente l'ascoltatore, perpreta l'assedio sonoro con Like An Angel, memphisiana e molto vicina al sound creato dalla band di Delbert McClinton. Delbert è in effetti il primo artista che mi è venuto in mente appena ho scoperto Castro, sono molto vicini sia vocalmente che musicalmente, in più Tommy suona splendidamente la sua Stratocaster. Un altro dieci se lo becca la title track ma non c'è un pezzo in tutto l'album che denunci un calo di ispirazione, quasi tutti brani originali e poche covers, i nomi trattati sono quelli di Steve Cropper, Isaac Hayes, Dozier & Holland, eccellente RB e soul with the capital S come dicevano i Tower of Power.
Dal repertorio di Sam And Dave ecco Don't Turn Your Heater Down che ospita, guarda caso, proprio Delbert McClinton e si fa fatica a distinguere i due. Poi I've Got to Love Somebody's Baby che cantava il grande e dimenticato Johnnie Taylor. Siamo solo a cinque pezzi ma lo stereo brucia, è raro ascoltare un cantante di tale intensità; I Got To Change scorre via come l'olio, poi If I Had A Nickel, tempo più lento e passione in costante crescendo, è un altro degli highlights del disco. La fiatistica e swingante Calllin' San Francisco contiene uno dei più focosi passaggi "a salire" che mi sia capitato di ascoltare. Just A Man potrebbe portare la firma di Otis Redding o Sam Cooke invece è di Tommy.
Chairman Of The Board è un super shuffle con organo in bella evidenza (gli ospiti dell'album sono gente come Dr John e Jimmy Pugh), poi abbassamento e via con l'assolo in crescendo (ecco Steve Ray che viene fuori), cambio di tonalità, altro abbassamento, botta e risposta tra la voce solista e le backing vocals e nuovo crescendo finale. Poi è il funky di My Kinda Woman che ci fa muovere le chiappette, sembra di ascoltare James Brown e non si riesce a non saltare qua e là per la stanza. Le emozioni volgon l termine, la Tommy Cstro Band ci saluta con un altro shuffle trascinante. Sembra di assistere alla gioiosa conclusione del concerto di una di quelle big bands di mostri sacri, tipo B.B.King, che terminano lo show con questi brani sui quali presentano i musicisti e salutano, scendono dal palco mentre la band continua a suonare a luci completamente accese e ti mandano a casa col sorriso che ti attraversa il viso da parte a parte. Anche Tommy Castro è uno di questi grandi, questo disco è fino ad oggi il suo punto di riferimento, i precedenti sono serviti da preparazione, i seguenti lo hanno, secondo me, scimmiottato un pò senza raggiungerne la bellezza. Con HARD BELIEVER del 2009 ha colpito di nuovo catturando di nuovo la mia attenzione ed inserendo qualche piccola novità nelle sonorità scelte.
E' già stato in Italia ma non ho potuto vederlo, spero di averne presto l'occasione, siete tutti invitati.


G_BARONCELLI