Shemekia
Copeland è nata ad Harlem, New York, 10 Aprile 1979 e, a soli sedici anni, ha
cominciato a calcare i palchi sotto la guida del padre Johnny, chitarrista e
cantante di discreta fama. Si è guadagnata un contratto con la Alligator ed ha inciso
un pugno di eccellenti dischi, è passata poi alla Telarc e pubblica oggi, a trentatré anni, l'eccellente
33 1/3, giocando nel titolo con la propria età e con la passione per il vinile.
Johnny Clyde Copeland è scomparso troppo presto, sessant'anni, non ha inciso moltissimo, si è guadagnato una certa notorietà grazie alle sue indubbie qualità, ottimo chitarrista, energico ma elegante, voce roca e passionale. Il suo blues è quello contaminato dal funky, travolgente, sudato, alternato ai classici "lentoni", tra Chicago ed il Texas; il suo più grande successo l'ha ottenuto con SHOWDOWN, disco uscito negli anni ottanta e condiviso con altri due assi della sei corde, Robert Cray e sopratutto Albert Collins. Johnny però non ha lasciato il segno più di tanto, la sua musica si è persa in un calderone di proposte simili, in tanti casi anche migliori, onesto ma non eccelso.
Shemekia gli deve molto e lo celebra ad ogni uscita discografica inserendovi una sua composizione, ma appartiene, secondo me, ad un'altra razza, è una purosangue, una fuoriclasse, chiamatela come volete. Dal primo momento che l'ho ascoltata ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un'artista di prima classe, che non ha eguali nell'attuale scena blues. La sua voce è potente, il suo aspetto fiero, le sue composizioni energiche, fonde i classici blues, funky, soul con il rock, ha un suono al passo coi tempi, adatto alla radio seppur mai smaccatamente commerciale, potente senza sconfinare nel rock puro. Shemekia Copeland ha una voce naturale, affronta le canzoni di petto e non ha acquisito le sue capacità con lo studio, non gioca con i trucchetti tecnici del 99% delle sue colleghe odierne, usa i polmoni ed arriva dove vuole. Oddio, di colleghe non è che ce ne siano molte, quelle di qualità guardacaso hanno la pelle scura (Ruthie Foster, Ty LeBlanc), le altre il più delle volte sono roba da MTV o X Factor e mi fanno ridere (o piangere, fate voi). Shemekia è di un'altra pasta. Il tono della voce è un misto tra Koko Taylor (che viene alla mente anche per la grinta) ed Etta James, nei momenti più tranquilli Ruth Brown, il tutto con spiccata personalità già palese anche nel disco d'esordio, TURN THE HEAT UP (1998). Tipico prodotto Alligator, classico quanto si vuole ma fresco ed eccitante, sta al pari dei migliori lavori delle suddette blues ladies; suonato con mestiere dal combo guidato dal chitarrista Jimmy Vivino e con la partecipazione di una sezione fiati qua e là, impreziosito dagli interventi di una serie di chitarristi quali Monster Mike Welch, Mike Hill e sopratutto Joe Louis Walker che volle fortemente partecipare alle registrazioni dopo aver ascoltata la ragazza qualche tempo prima dal vivo. Il suo intervento anche vocale in My Turn Baby è da applausi, la canzone è un up-tempo alla Got My Mojo Workin' che offre un notevole duetto.
La "bimba" spara quattordici pezzi tra i quali le sofferte Ghetto Child di papà Johnny e Married To The Blues, i picchi emozionali del disco. Il resto, come già detto, è splendido e classico R&B e la sola cosa che stupisce è che sia una diciannovenne la protagonista e non una consumata reginetta dell'epoca d'oro
Johnny Clyde Copeland è scomparso troppo presto, sessant'anni, non ha inciso moltissimo, si è guadagnato una certa notorietà grazie alle sue indubbie qualità, ottimo chitarrista, energico ma elegante, voce roca e passionale. Il suo blues è quello contaminato dal funky, travolgente, sudato, alternato ai classici "lentoni", tra Chicago ed il Texas; il suo più grande successo l'ha ottenuto con SHOWDOWN, disco uscito negli anni ottanta e condiviso con altri due assi della sei corde, Robert Cray e sopratutto Albert Collins. Johnny però non ha lasciato il segno più di tanto, la sua musica si è persa in un calderone di proposte simili, in tanti casi anche migliori, onesto ma non eccelso.
Shemekia gli deve molto e lo celebra ad ogni uscita discografica inserendovi una sua composizione, ma appartiene, secondo me, ad un'altra razza, è una purosangue, una fuoriclasse, chiamatela come volete. Dal primo momento che l'ho ascoltata ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un'artista di prima classe, che non ha eguali nell'attuale scena blues. La sua voce è potente, il suo aspetto fiero, le sue composizioni energiche, fonde i classici blues, funky, soul con il rock, ha un suono al passo coi tempi, adatto alla radio seppur mai smaccatamente commerciale, potente senza sconfinare nel rock puro. Shemekia Copeland ha una voce naturale, affronta le canzoni di petto e non ha acquisito le sue capacità con lo studio, non gioca con i trucchetti tecnici del 99% delle sue colleghe odierne, usa i polmoni ed arriva dove vuole. Oddio, di colleghe non è che ce ne siano molte, quelle di qualità guardacaso hanno la pelle scura (Ruthie Foster, Ty LeBlanc), le altre il più delle volte sono roba da MTV o X Factor e mi fanno ridere (o piangere, fate voi). Shemekia è di un'altra pasta. Il tono della voce è un misto tra Koko Taylor (che viene alla mente anche per la grinta) ed Etta James, nei momenti più tranquilli Ruth Brown, il tutto con spiccata personalità già palese anche nel disco d'esordio, TURN THE HEAT UP (1998). Tipico prodotto Alligator, classico quanto si vuole ma fresco ed eccitante, sta al pari dei migliori lavori delle suddette blues ladies; suonato con mestiere dal combo guidato dal chitarrista Jimmy Vivino e con la partecipazione di una sezione fiati qua e là, impreziosito dagli interventi di una serie di chitarristi quali Monster Mike Welch, Mike Hill e sopratutto Joe Louis Walker che volle fortemente partecipare alle registrazioni dopo aver ascoltata la ragazza qualche tempo prima dal vivo. Il suo intervento anche vocale in My Turn Baby è da applausi, la canzone è un up-tempo alla Got My Mojo Workin' che offre un notevole duetto.
La "bimba" spara quattordici pezzi tra i quali le sofferte Ghetto Child di papà Johnny e Married To The Blues, i picchi emozionali del disco. Il resto, come già detto, è splendido e classico R&B e la sola cosa che stupisce è che sia una diciannovenne la protagonista e non una consumata reginetta dell'epoca d'oro
E GLI ALTRI DISCHI
Al secondo
appuntamento discografico, la
Copeland da una sterzata decisa verso il rock e ci presenta
WICKED (2000). Un riff rollingstoniano ci travolge non appena diamo fuoco alle
polveri, è It's 2 AM con l'armonica assassina di Sugar Blue. Poi un
rhythm'n'blues memphisiano con i fiati in sottofondo, una ballata soul che sa
un pò di Choking Kind, un blues lento d'atmosfera. Shemekia esplora tutte le
sfacettature del blues infilandoci anche un'acustica Beat Up Guitar direttamente
dal delta del Mississippi ed un bel duetto con la signora Ruth Brown. Il
biglietto da visita migliore per quest'album è però la fulminante Wild Wild
Woman (da qui il titolo di quest'articolo) dove la voce della ragazza si fa
veramente feroce, una tigre pronta all'attacco come dice lei, sopra una ritmica che pompa, honky tonk piano
martellante e chitarre furiose. La canzone rispecchia esattamente il ghigno
della foto di copertina, è una di quelle che stendono e lascia senza
possibilità di replica. Un altro pezzo da
novanta è Steamy Windows di Tony Joe White della quale ne fece una versione esplosiva
Tina Turner qualche anno fà; qui si gioca invece sul tempo completamente
diverso e sull'eccellente chitarra solista. La versione di
Tina è insuperabile quanto ad energia ma qui si gioca in un altro campo. WICKED
contiene poi l'ottima Up On 1-2-5 ed alcune ballate bellissime come The Fool You're
Looking For e la conclusiva It's My Own Tears.
Passano gli anni, la giovane artista accumula
esperienza e "cade nelle grinfie" di Mac Rebennack, da tutti
conosciuto come Doctor John che la guida nella realizzazione di TALKING TO STRANGERS. Il Doc suona e canta ed il sound manco a dirlo è profondamente contaminato col New Orleans sound. Ironia della sorte vince il titolo di album blues dell'anno anche se non contiene molti brani strettamente blues; molto funky invece, ritmo ed una spruzzata di soul. La musica dell'anima invece la fa da padrone nel quarto album che porta il marchio degli studi Muscle Shoals e della produzione di Steve Cropper; torna in mente anche la grande Aretha ed il magnifico sound dei suoi albums migliori nati proprio negli stessi studi, Shemekia al solito ci mette tutta la sua energia, sfodera anche un mezzo hit (Who Stole My Radio) e conclude alla grande la sua esplorazione di tutte le sfacettature della musica nera, blues, R&B e rock, funky, soul.
Col passaggio di etichetta noto un certo avvicinamento al pop ed al moderno R&B, il produttore ha un nome meno altisonante che in passato, Oliver Wood, ma ha prodotto Medeski Martin & Wood e la Tedeschi Trucks Band, ha quindi un approccio più moderno nei confronti di una musica comunque classica e di qualità. NEVER GOING BACK è veramente bello e seducente, moderno, maturo, degno capitolo dell'ottima discografia della Copeland. Si cercano di sfruttare tutte le potenzialità commerciali puntando anche sul bell'aspetto dell'artista, che non avrà un fisico da top model ma è sicuramene carina, certo, magari non esattamente come cercano di farci credere le copertine degli ultimi due albums che sembrano passate sotto il pennello magico di Photoshop o simili. Sopratutto quella di 33 1/3, il nuovo lavoro appena pubblicato, a tre anni e mezzo di distanza dal precedente, che non ho ancora ascoltato per intero ma ad un primo impatto sembra ancora migliore del precedente. Un suono perfetto, una serie di autori eterogenea con covers di Bob Dylan, Sam Cooke e, come da tradizione, il padre Johnny. Shemekia ci racconta undici storie di vita, il blues è per lei non più solamente "la mia ragazza mi ha lasciato" ed altre tristezze simili come da tradizione, ma scaturisce da ogni singolo episodio della vita, siano esse cose buone o cattive, comuni od insolite.
Shemekia Copeland oggi è la regina del blues, ha suonato di fronte al presidente Obama al fianco di gente come B.B. King, Buddy Guy, Mick Jagger, Jeff Beck, ha recentemente dato il suo ultimo saluto a Hubert Sumlin nel concerto tributo al mitico Apollo Theater di New York ove ha partecipato anche alla celebrazione per il centenario della nascita di Robert Johnson. Si è conquistata il titolo con una serie di dischi eccellenti e concerti ad alto tasso emozionale. Avanti così. Grande!
G_BARONCELLI
Shemekia Copeland oggi è la regina del blues, ha suonato di fronte al presidente Obama al fianco di gente come B.B. King, Buddy Guy, Mick Jagger, Jeff Beck, ha recentemente dato il suo ultimo saluto a Hubert Sumlin nel concerto tributo al mitico Apollo Theater di New York ove ha partecipato anche alla celebrazione per il centenario della nascita di Robert Johnson. Si è conquistata il titolo con una serie di dischi eccellenti e concerti ad alto tasso emozionale. Avanti così. Grande!
G_BARONCELLI
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