sabato 22 settembre 2012

HAVANA BLACKS: INDIAN WARRIOR (1988)


HAVANA BLACKS: INDIAN WARRIOR (Parlophone 1988)

Lessi la recensione di questo LP all’epoca della sua uscita (quasi venticinque anni fa) su una rivista che si occupava di heavy metal: il recensore di turno, sorpreso dal fatto che nonostanze la provenienza finnica i quattro rockers proponessero un calorosissimo sound, si sperticò in elogi descrivendoli come una magnifica nuova proposta in campo southern rock destando quindi la mia curiosità che non riuscii però ad appagare per svariati anni. Poi un giorno venni finalmente in possesso di una copia originale finlandese di questo ottimo lavoro, edita su etichetta Parlophone. PRIMO: il disco è bello, ben suonato, ben registrato, ben prodotto, piacevolissimo SECONDO: se per southern rock si intendono influenze Allman, Skynyrd, Blackfoot o almeno ZZ Top il disco NON è southern rock. Non può bastare infatti il monicker a confondere chi recensisce per mestiere: ci sono poche similitudini anche coi coevi GEORGIA SATELLITES. A me vagamente hanno ricordato, anche se in minima parte,  gente come ALLGOOD oltre a tutto l’hard rock metal americano più bluesy di quegli anni, ovvero GREAT WHITE, LITTLE CAESAR ed altri. Comunque il genere poco importa, il disco è bello energico e corroborante anche se l’affondo vero e proprio arriva solo con l’ultimo pezzo del lato A. Come parte sembra di ascoltare una cover di Paul Rodgers, assomiglia veramente molto allo stile del “divino”, anzi adesso che l’ascolto meglio mi viene il dubbio e vado a controllare i credits sull’etichetta: no, l’hanno proprio scritta loro, eppure quell’andamento della batteria in stile tardi FREE …. Il pezzo parte dal basso, cresce piano piano, poi c’è un abbassamento, poi l’esplosione, Guts, il cantante esplode in urla ed ululati, veramente molto espressivo, poi l’assolo furioso, un altro abbassamento e la seconda esplosione col finale, questo ragazzi è uno dei migliori brani che la BAD COMPANY abbia mai inciso!  Però l’hanno proprio scritto Guts Leiden e soci accidenti. Mentre lo ascolto per la terza volta di fila mi concentro e cerco di passare in rassegna mentalmente la discografia solista di Paul “THE VOICE” Rodgers, ha un vago sapore di Live For The Music, no assomiglia a Wild Fire Woman, forse qualcos’altro, comunque non si tratta di plagio ma semplicemente di affinità di stile. Quel che conta è la bellezza della canzone, veramente eccellente, che da sola vale lo sforzo per cercare da qualche parte sul web questo disco. Se lo cercate in vinile potreste trovarlo per una manciata di eurini come per alcune decine, dipende dalla fortuna!

G_BARONCELLI



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