JEFF HEALEY (n 25 Marzo 1966 - m 2 Marzo 2008): un grande della sei corde mai troppo ricompensato dal grande pubblico e dalla critica per la splendida musica che ci ha regalato.
Domenica 4 Luglio 1993 mi feci il solito viaggetto a Pistoia per l'appuntamento annuale col grande blues. Quell'anno ebbi l'occasione di vedere in azione un'autentica leggenda del british blues, il signor Jack Bruce cari miei, compagnato da un prescindibile acrobata della sei corde, tale Blues Saraceno di cui, giustamente, si son perse le tracce da secoli. La stessa sera però potei anche appaludire uno dei miei chitarristi preferiti, autore qualche anno prima di un infuocato debut album intitolato "See the light". Nel frattempo c'erano stati altri dischi più easy e la band si era evoluta. Jeff si presenta avvalendosi dei servigi del talentuoso Washington Savage, tastierista canadese scomparso nel 2009.
Non ho fotografie da pubblicare, però qualche mese fa mi è capitato di ascoltare questo bootleg ed è stata l'occasione per rinverdire il ricordo di quell'indimenticabile serata. I fuochi d'artificio cominciano con la splendida "While my guitar gently weeps" con le scatenate coriste Mischke e Chouckoo e si prosegue con la stessa energia e le stesse backing vocals con "Heart of an angel". A seguire una delle sue più belle composizioni, "Angel eyes", viene proposta in chiave acustica e poi il grande successo di "Roadhouse blues" fino al superfinale con la canzone-manifesto che intitolò il primo album, introdotta da un duetto piano/chitarra. Non posso ricordare se questa registrazione sia completa, sono quasi sicuro di ricordare una jam con Jack alla fine dello show ma non posso giurarlo.
Jeff era un chitarrista in possesso di una tecnica unica e straordinaria ed era l'unico capace, al pari di Stevie Ray, di raggiungere livelli stratosferici quando si cimentava col verbo Hendrixiano e magico nel trasmettere alla platea tutto il proprio feeling.
Probabilmente è rimasto, discograficamente parlando, vittima dello show business e dopo "See the light" la qualità è andata sempre calando fino al colpo di coda rappresentato da "Get me some" del 2000, un disco eccellente sotto tutti i punti di vista. Dal vivo però Jeff e la sua chitarra si fondevano in un'unica entità e la musica era sempre di un livello superiore. Consigliatissimo in questo senso è l'acquisto di "Live at Montreaux" (ricordo una favolosa "Yer Blues" e la lezione di come si suona un blues data con "Third Degree") ed anche dello splendido "Songs From The Road", disco assemblato raccogliendo qua e là alcune perle eseguite dal vivo nel periodo 2006-2007, titoli come "Stop Breaking Down", "White Room", con un uso veramente selvaggio del wah-wah che fa impallidire anche Clapton in persona, "Whipping Post" ed addirittura "Teach Your Children" targata CSN&Y.
Amanti della buona musica non dimenticate Jeff, sarebbe un'ingiustizia più grande di quella che il fato gli ha riservato durante la sua breve esistenza.
G_BARONCELLI
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